Rendiamo sicure le nostre
case
Sono sicure le nostre case, le
nostre abitazioni? Qual è lo stato di salute degli edifici in cui
viviamo?
Sono domande che in genere non ci poniamo o non prendiamo, forse,
nella dovuta considerazione. Almeno fino a quando non capita una
tragedia, un evento drammatico che col suo clamore desta la nostra
attenzione, procurandoci pena, ansia e preoccupazione.
Secondo un recente studio del Censis, relativo alla condizione di
degrado del patrimonio residenziale, sono tre milioni e mezzo
(circa il 17 per cento del totale) le abitazioni potenzialmente a
rischio: il 36,5 per cento per ragioni di anzianità, mentre il
63,5 per cento per cause tecnico-costruttive. In particolare, le
abitazioni costruite nell’ultimo cinquantennio - vale a dire il 75 %
circa di tutto il patrimonio esistente - denunciano un preoccupante
abbassamento della qualità dei materiali e della tecnica
costruttiva, essendo il prodotto della rapida e improvvisa
urbanizzazione che ha segnato il nostro Paese a partire dal
dopoguerra. Il periodo del cosiddetto boom edilizio,
negli anni ‘60, è stato quello in cui i controlli sono stati
più scarsi e la pianificazione dello sviluppo urbanistico delle
costruzioni è stata praticamente assente.
A tutto ciò va aggiunto il
fenomeno imponente e diffusissimo dell’abusivismo edilizio, che ha
caratterizzato fino agli ultimissimi anni la fase espansiva delle
nostre città, favorito anche dalla troppo praticata politica dei
condoni: le conseguenze più gravi sono l’assenza di controlli delle
modalità costruttive - che è all’origine della maggior parte dei
problemi che affliggono i nostri fabbricati e spesso il
mancato rispetto delle cautele idrogeologiche. Quest’ ultimo aspetto
è di particolare gravità se pensiamo che ben il 45 per cento del
nostro territorio nazionale risulta soggetto al rischio di frane ed
alluvioni, ed il 40 per cento delle fasce costiere rischia il crollo
delle cavità sotterranee, nonché l’indebolimento e l’instabilità del
sottosuolo a causa delle variazioni dei flussi e dei livelli delle
falde acquifere, ed in connessione con gli arretramenti. Se la
stabilità di un edificio è dovuta per metà alla sua bontà
strutturale, per la restante metà essa dipende dalle condizioni
geoambientali del luogo scelto per la costruzione: e queste ultime
sono generalmente di non facile qualificazione e soggette ad
imprevedibili variazioni nel tempo. Ecco perché il Consiglio
Nazionale dei Geologi si è pronunciato ed ha affermato la necessità
di valutare, registrare e periodicamente monitorare le condizioni e
variazioni sia fisiche ed ambientali sia del suolo e del sottosuolo
intorno ai fabbricati.
I DIFETTl PIU' COMUNI DI COSTRUZIONE
Nei vecchi edifici in muratura Fondazioni superficiali o su terreni inconsistenti; archi a volte realizzati senza tiranti; travi, travette e capriate dileguo di dimensioni non sufficienti (eccessive e permanenti inflessioni di solai e tetti); tetti senza cordoli; muratura realizzata male: con poca calcina, "a sacco", con pietre non ammorsate oppure non squadrate ma tondeggianti.
Negli edifici in cemento armato Fondazioni superficiali o su terreni inconsistenti (i cedimenti fondali provocano lesioni sui muri ed evidenti dissesti nelle pavimentazione esterne); cemento armato realizzato con pochi ferri (gravi rischi per la stabilità dell'edificio); ferri con poco o nessun rivestimento protettivo (le barre di ferro non protette dal cemento si arrugginiscono, aumentano di volume e fanno esplodere il calcestruzzo. Il danno può progredire e compromettere la struttura); strutture in cemento armato eccessivamente esili (deformazioni permanenti nelle travi e nei solai, con rotture dei pavimenti e delle pareti esterne).
A Roma, già dal 1999, successivamente
al tragico crollo del Portuense, è stato istituito dal comune il Fascicolo
del fabbricato, una sorta di carta d’identità
dell’edificio, un libretto obbligatorio, redatto da tecnici,
contenente tutti i documenti, le autorizzazioni e le certificazioni
relative al fabbricato, alfine di poterne verificare le condizioni
di salute, di prevenire il più possibile i rischi, di programmare
nel tempo gli opportuni interventi di ristrutturazione e
manutenzione. Ad oggi, tuttavia, tra resistenze, obiezioni e
difficoltà oggettive, sono ancora pochissimi gli edifici della
capitale che risultano messi in regola.
Ma, intanto, cosa può fare un
cittadino per verificare la sicurezza dell’abitazione in cui vive,
per accertarsi dello stato di salute dell’edificio in cui abita?
La prima e insostituibile garanzia di sicurezza è costituita dalla
rispondenza accertata dell’abitazione, dello stabile e degli
impianti presenti alle normative vigenti (il che esclude di fatto
dal novero delle costruzioni "sicure" quelle realizzate
abusivamente, cioè fuori dalle regole). C’è una serie di
certificati che l’inquilino o il condomino può chiedere
all’amministratore o al proprietario dell’immobile: il
certificato di abitabilità e agibilità (che è rilasciato dal
comune al momento della costruzione ma poi non è più
aggiornato); la dichiarazione di conformità dei vari impianti
(elettrico, gas); il libretto di centrale degli impianti di
riscaldamento centralizzati e il libretto di impianto delle
caldaiette autonome; la certificazione riguardante gli ascensori
e quella in merito ai sistemi antincendio.
E’ consigliabile altresì
verificare che sia stata rispettata la normativa 626 sull’igiene
e la sicurezza dei luoghi di lavoro, che prevede un sopralluogo
anche nei condomini per valutare i rischi ed accertare la messa a
norma di scale, parapetti, illuminazione, impianti comuni e
prevenzione incendi. Tuttavia, va ricordato che (gli
amministratori possono offrire garanzie solo per le parti comuni
del condominio, mentre non hanno possibilità alcuna di accertare
la conformità degli impianti presenti negli appartamenti privati).
La precisazione è di Umberto Anitori, segretario nazionale
dell’Anaci (Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e
Immobiliari), che aggiunge:
«La legislazione ad oggi è ancora carente. Andrebbe istituito l'
obbligo di depositare presso gli amministratori tutta la
documentazione relativa ai lavori fatti nei singoli appartamenti
nel corso degli anni, come sembra prevedere il progetto del Fascicolo
del fabbricato».
Patrimonio Edilizio a Rischio
Tipologia di Degrado | Alloggi a Rischio | Valore % sul totale generale | |||||||||
Anzianità | |||||||||||
Edilizia storica nelle grandi città | 105.000 | 2,9 | |||||||||
Edilizia storica nel resto del patrimonio nazionale | 430.000 | 12,1 | |||||||||
Edilizia storica nelle grandi città | 770.000 | 21,5 | |||||||||
Totale | 1.305.500 | 36,5 | |||||||||
Ragioni Costruttive | |||||||||||
Boom Edilizio fine anni '70 | 680.000 | 19 | |||||||||
Edifici abusivi multipiano | 1.590.000 | 44,5 | |||||||||
Totale | 2.270.000 | 63,5 | |||||||||
Totale generale | 3.575.000 | 100 | |||||||||
Fonte Censis 1999 |
In
attesa del Fascicolo del fabbricato, e al di là dei
doverosi certificati di conformità, un'ulteriore garanzia di
sicurezza è costituita dalla nostra capacità di saper riconoscere i
rischi e le avvisaglie di pericolo.
L'assioma
di partenza è che gli edifici, in analogia con il corpo umano,
devono essere curati e tenuti sotto controllo per essere conservati
in buona salute. Può pertanto risultare utile saper individuare i
primi sintomi di malessere che si possono manifestare nella nostra
casa. E come ricorriamo ad un medico ai primi segnali di una
malattia, così dobbiamo ricorrere ad un tecnico ai primi sintomi
riscontrati nella salute della nostra abitazione. Facciamo degli
esempi: pavimenti dissestati oppure solai permanentemente avallati o
eccessivamente deformabili o anche pareti vistosamente inclinate,
“spanciate”, vanno senz’altro individuati come sintomi pericolosi,
attribuibili presumibilmente a difetti di costruzione dell’edificio
o a dissesti strutturali prodotti nel tempo. L’aggravarsi ditali
fenomeni deve essere considerato un segno d’allarme.
Le crepe sui muri non sono per
lo più pericolose, ma possono essere segno di sofferenza delle
strutture portanti, di movimenti delle fondazioni o dissesti del
terreno; per ciò è necessario controllare se aumentano e
comprenderne la causa. Le lesioni, invece -soprattutto se
verticali - che compaiono sui pilastri, segnalano il rischio assai
serio di un possibile cedimento; la loro presenza deve essere
immediatamente segnalata all’amministratore che dovrà provvedere a
verificarne la portata e ad avvertire eventualmente le autorità
competenti.
La
qualità di un edificio dipende anche dalla qualità dei materiali
che sono stati impiegati. Se scadenti oppure degradati, essi
possono costituire un pericolo e creare danni a tutto lo stabile.
Si possono fare delle prove rudimentali per verificare la qualità
del calcestruzzo o della malta, dei mattoni, tufo o del legno
impiegati per costruire la nostra abitazione.
Calcestruzzo di cattiva qualità
Battere il calcestruzzo col martello. Se questo rimbalza ed il
rumore è sonoro, il calcestruzzo è buono. Se il martello lascia
un'impronta o il calcestruzzo si rompe e il suono è sordo, il
calcestruzzo è cattivo.
Malta , mattoni e tufo che si sfarinano
Grattare i materiali con un chiodo: se si sfarinano non sono
buoni.
Mattoni di cattiva qualità
Battere i mattoni con un lieve colpo di martello: se sono buoni il
suono è secco, quasi metallico; se sono difettosi il suono è
sordo.
Legno non stagionato, marcito e tarlato
Battere le travi con un martello o infilare un chiodo. Il legno
tarlato o marcito non trasmette il suono e il colpo di martello è
attutito. Il legno buono è sonoro e oppone resistenza alla
penetrazione del chiodo.
Il
controllo e la cura dello stato salute degli edifici non possono
prescindere da un’adeguata opera di manutenzione: essi, infatti,
invecchiano un po’ come il nostro corpo, quindi si degradano e
deformano. E ciò accade tanto pi rapidamente e pericolosamente
quanto più esili sono le strutture e quanto peggiore è la qualità
dei materiali usati, circostanze troppo ricorrenti negli stabili
realizzati negli anni del grande sviluppo edilizio. Se però vengono
fatti regolari interventi di manutenzione le strutture si conservano
meglio, i fenomeni dell’invecchiamento vengono attenuati e gli
eventuali problemi possono essere scoperti e presi in tempo utile.
Piccoli difetti trascurati, infatti come ad esempio un tubo di
scarico delle acque rotto o otturato possono produrre infiltrazioni
d acqua nel terreno e quindi cedimenti nelle fondazioni. Se non si
interviene prontamente il danno si propaga ed alla fine i costi per
restauri diventano ingenti.
Un
altro fenomeno possibile legato all’invecchiamento è il di stacco di
scaglie di calcestruzzo dalle superfici di pilastri, travi muri,
cornici, fioriere, ecc... Tali distacchi, causati spesso anche da
cattiva esecuzione, mettono a nudo i ferri, che si arrugginiscono,
si rigonfiano e producono ulteriori distacchi. Il fenomeno, oltre a
costituire un indebolimento delle strutture, può arrecare danni alle
persone e alle cose. Bisogna per tanto prevenire l’invecchiamento
delle superfici del cemento a vista, proteggendole tutte con vernici
apposite.
Gli edifici possono subire dei
traumi che ne deteriorano la struttura e ne condizionano la
stabilità. Il trauma più violento è senz’altro il terremoto, ma ce
ne sono anche altri che vengono inferti dall’uomo, ad esempio
tramite modifiche del terreno.
La costruzione di un nuovo
edificio, infatti, provoca una deformazione del suolo che si
ripercuote sugli edifici già esistenti; oppure gli scavi nel
terreno, le modifiche dei pozzi e delle falde freatiche o le perdite
di acqua nel sottosuolo provocano modifiche della resistenza dei
terreni e cedimenti delle fondazioni degli edifici.
Non è solo una funzione estetica
quella svolta dalle opere di finitura, vale a dire dagli intonaci e
dai rivestimenti, dalle coperture e dalle impermeabilizzazioni,
dalle finestre e dalle porte.
Un
consiglio utile è questo:
non bisogna dare il tempo alle ferite delle nostre case di
infettarsi; bisogna intervenire quanto prima per riparare i
danni.